
Marianna, una vita da santa. Pompei le deve il miracolo
di LINO ZACCARIA
Nella storia della Chiesa vi sono numerose coppie di santi, da Gregorio di Nananzio-Nonna a Vitale-Valeria, da Aquila-Priscilla a Luigi Martin-Zelia Guerin. Ebbene si sta profilando l’ipotesi che anche Pompei possa celebrarne prossimamente una. E che coppia!
Si tratterebbe, infatti del tandem Longo-de Fusco, artefice di quel miracolo che fu, è e sarà il Santuario di Pompei, con tutte le opere caritatevoli che vi sono annesse.
All’interno di questa coppia in effetti c’è già un santo, Bartolo Longo, il “fondatore”. Il decreto fu firmato da Papa Francesco dal letto dell’ospedale Gemelli, la canonizzazione ufficiale avverrà il 19 ottobre, al termine di un lungo processo che era stato avviato da Papa Wojtyla.
Resta quindi da completare il percorso di coppia. O per meglio dire di avviare, visto che l’altra componente, (la “fondatrice”, come risulta da decreto di Leone XIII), la moglie di Bartolo Longo, Marianna Farnararo de Fusco, meritevole quanto il marito (e anche di più) è rimasta finora nell’ombra, dimenticata probabilmente in omaggio a quello strisciante maschilismo che da sempre ha inciso anche nei misteriosi percorsi della Chiesa.
Dimenticata in tutti i sensi, non solo perché solo in pochi ne hanno evidenziato le straordinarie virtù di fede e carità dimostrate in vita, ma perché anche da morta subisce una grave discriminazione proprio all’interno di quel santuario che, senza di lei, non sarebbe esistito.
Giace, infatti, abbandonata al suo destino di defunta di serie B, negli anfratti della cripta, dove solo in pochi si azzardano a scendere, anche perché nei giorni di maggior affollamento viene chiusa al pubblico dei visitatori.
Insomma Marianna de Fusco è una “naufraga della storia” e lo sarebbe anche per la Chiesa se, proprio recentemente, monsignor Caputo, arcivescovo di Pompei, non avesse aperto, all’improvviso, uno squarcio che lascia intravedere la luce. L’altissimo prelato, in occasione della cerimonia di intestazione a Marianna della biblioteca del liceo di Pompei, ha annunziato di aver dato incarico ad esperti di sua fiducia per verificare se nella biografia della de Fusco possano rintracciarsi elementi utili ai fini dell’introduzione della causa di beatificazione.
D’altronde l’iniziativa di monsignor Caputo aderisce a quanto aveva auspicato solo pochi mesi prima di morire Papa Francesco, che replicando ad una richiesta inoltratagli da una trentina di discendenti di Marianna (tra i quali chi scrive queste righe) aveva appunto spiegato che l’avvio di un eventuale percorso di beatificazione era nelle esclusive competenze della prelatura di Pompei.
Ora quindi il destino di Marianna è nelle mani degli esperti, che dovranno individuare nel cammino terreno, a cavallo tra fine ‘800 e primi decenni del ‘900 della nobildonna eroiche virtù e atti caritatevoli ispirati dalla fede cristiana.
Vi riusciranno? La vulgata trasmessa fino a noi vuole che Bartolo Longo fosse stato fulminato sulla via di Contrada Arpaia. Lì lo aveva spedito Marianna, perché si prendesse cura delle sue immense proprietà terriere ereditate dal primo marito, il conte Albenzio de Fusco.
Ma Marianna a sua volta era stata fulminata sulla via di Port’Alba, ancor prima di Bartolo Long, che era a quel tempo distratto da pratiche di satanismo. Emigrata da ragazzina insieme alla madre vedova dalla natia Monopoli, grazie all’intermediazione di uno zio magistrato, era entrata in contatto, come inquilina, di Caterina Volpicelli e del suo cenacolo religioso frequentato, tanto per fare solo qualche nome, da Giuseppe Moscati e da padre Ludovico di Casoria, tutti destinati a diventare santi, unitamente alla padrona di casa. E lì, tra le mura di quella casa Marianna aveva potuto mettere in pratica i primi ìnsegnamenti di fede e carità appresi nel collegio frequentato a Monopoli. Da quel momento, o meglio dal momento di cui rimase a sua volta vedova a soli 28 anni e con cinque figli da sostenere, la sua vita ebbe un sussulto e l’incontro, a casa Volpicelli, con Bartolo Longo, spalancò ad entrambi le porte della Valle di Pompei. Il resto è storia nota: si privò di tutti i suoi beni per sostenere la costruzione del santuario, ispirò la fondazione dell’orfanotrofio, delle scuole, e di tante iniziative che furono le basi per l’edificazione del miracolo-Pompei. Oggi tra i primissimi posti al mondo per numero di visitatori cattolici, e non solo.
Tutto questo, la biografia di Marianna narrata con uno stile semplice e frutto di lunghe ricerche, lo si ritrova nel libro di Attilio Pepe, “Una vita da santa” (Graus Edizioni) che sarà presentato venerdì prossimo nella sala consiliare del Comune di Pompei alle ore 18. Previsti saluti istituzionali del sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio e dell’arcivescovo monsignor Tommaso Caputo. Interverranno, oltre all’autore, Miranda Carrieri, Direttrice del museo diocesano di Monopoli, Filomena Zamboli, preside del liceo Pascal di Pompei, Giuseppe Palmisciano, borsista dell’Istituto San Pio V di Roma e Anna Cristiana Pentone, preside dell’Istituto comprensivo Angelo e Francesca Solimena di Nocera Inferiore.
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