
A Gaza c’è ancora speranza?
Gaza, un fazzoletto di terra stretto tra il mare e il deserto, è un’eco assordante di dolore dove il sole sorge ogni mattina su vite spezzate e su un’attesa logorante che sembra non avere fine mentre un rombo lontano di disperazione e sofferenza annuncia sempre distruzione.
Mentre la politica americana e occidentale si perdono nelle diatribe e fingono di interessarsi alla questione, nel paesaggio di desolazione ci sono occhi che brillano, occhi che dovrebbero essere colmi di innocenza e meraviglia, ma che oggi riflettono la paura e la stanchezza: gli occhi dei bambini. Sono loro le vittime più silenziose e al tempo stesso più eloquenti di un conflitto che non hanno scelto. La loro infanzia è un campo minato di traumi, un succedersi di allarmi e nascondigli, di giorni senza senso e senza amore, di notti insonni.
Solo morte. Sempre morte.
Il loro mondo è un luogo di privazioni e incertezze.
Le case non sono rifugi, le famiglie sono divise, decimate, distrutte e quello che dovrebbe rappresentare la quotidianità e i beni per sopravvivere, il cibo e l’acqua, sono irraggiungibili. I loro sogni sono costellati da mostri, dallo sferragliare delle armi e dalla morte inevitabile. È uno scenario straziante che il mio, il nostro, cuore non riesce più a reggere. Eppure i bambini di Gaza mi sembrano un miracolo: continuano a sperare? Se così fosse, la loro capacità di sperare, nonostante tutto, è un monito potente all’umanità intera e noi dovremmo ascoltare.
Gaza è un grido che si alza dalle gole innocenti, una richiesta disperata di pace e di un futuro desiderato.
In questa Striscia, dove il respiro è spesso un lamento e il domani un’incognita, la mia anima si frantuma e non trovo parole sufficienti per abbracciare l’orrore che si consuma sotto gli occhi dell’umanità.
La politica, il mondo intero, devono aprire gli occhi e arrivare alla salvezza. Ora. Subito.
È già troppo tardi.
SOLAMENTE GUERRA
Nell’ombra
un deserto di fine sabbia si avvicina.
Ho paura, scappo, non so dove scappare.
Il mondo trema,
il sole come una immensa torcia,
minaccioso, si avvicina alla terra.
Ecco quella maledetta parola
che ho sempre avuto paura di nominare, Guerra.
I popoli per il vile danaro
stanno distruggendo,
l’hanno distrutta la casa della vita.
Un pugno di incoscienti ha reso il Paradiso
un cumulo di morti seppellito dal grigiore
di un cielo che non ha più colori
tranne il colore della morte.
Continuo a scappare.
Ma dove scappo se la fine di tutto è ormai vicina?
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