
Il mondo si incontra in Alaska
Il giorno di Ferragosto, nella calda estate agostana, i potenti e grandi presidenti Donald Trump e Vladimir Putin si sono incontrati in Alaska per riavviare e stabilizzare le relazioni tra le due potenze: Stati Uniti e Russia.
I leader hanno discusso su temi cruciali che vanno dalla stabilità internazionale alla cooperazione economica e alla sicurezza informatica.
Washington e Mosca: due parti che vorrebbero mantenere aperti i canali di dialogo per affrontare le sfide comuni e risolvere le divergenze in modo pacifico. Il vertice in Alaska segna, dunque, un nuovo modo nelle relazioni diplomatiche e pone le basi per futuri incontri e collaborazioni?
Ciò che noto, e credo sia visibile al mondo intero, è che il vertice non ha raggiunto un accordo formale e vincolante, capace di determinare in particolare quello che sarebbe stato auspicabile a tutti i costi: un cessate il fuoco immediato in Ucraina.
E allora Trump e Putin potrebbero fornirci dettagli specifici su progressi tangibili ed impegni concreti che esulino dalla retorica delle parole generando solo scetticismo ed incertezza? Possiamo solo fermarci a considerare la vittoria diplomatica di Putin, se c’è stata?! O ancora, possiamo solo percepire il summit come un potenziale tentativo di Trump di scavalcare gli alleati europei e di negoziare direttamente con Putin, mettendo a rischio l’unità occidentale?
Sono domande che, probabilmente, sono destinate a rimanere senza una risposta e in balia dell’aria fritta. Accordi falliti, l’Ucraina sempre in una posizione di incertezza, tutto in sospeso.
Ma voglio che ci sia una speranza. Nonostante la mancanza di risultati immediati, il vertice potrebbe aver aperto un canale di comunicazione tra Washington e Mosca? Il giudizio finale dipenderà dai futuri sviluppi e dalla capacità delle potenze coinvolte di tradurre i colloqui preliminari in un’azione concreta che porti a una soluzione pacifica del conflitto. E l’Alaska, nel suo silenzio immenso, ci mostra che la vera pace non è un’assenza di movimento, ma un’armonia che si deve costruire e preservare.
I due grandi uomini si sono incontrati, in questo stesso respiro gelido dell’Alaska, ed è auspicabile che il loro vertice sia stato un sussurro nel vasto silenzio che diffonda la pace e che superi la divisione tra nazioni e coscienze.
La pace tra gli uomini non deve ridursi a promesse effimere, a gesti formali.
L’incontro, per ora, non ha fermato il rumore della guerra. Il ghiaccio che avvolge l’Alaska racconta che ogni promessa di pace, ogni stretta di mano tra giganti, può essere fragile come un frammento che si stacca. Ma la forza dei due uomini deve progredire verso un cambiamento inesorabile.
Un unico grande cuore che batte concordemente in ogni angolo del mondo; un unico grande battito che soffi la vitalità e la bellezza della pace.
PACE
Rumori, come anime dannate riempiono vuoti di silenzi.
Prigionieri di galere prive di luci
tendono le mani al buio nell’implorare come mai sorella morte.
Nidi di uccelli divorati da lingue infuocate
di genti senza scrupoli che dominano, indomabili,
la terra per renderla schiava e puttana.
Eppure la pace come acqua nel deserto
a piccoli sospiri assicura la vita nella speranza di viverla.
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