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Maturità 2025, Cicerone e il De Amicitia per il classico

Alla seconda prova dell‘esame di stato il compito di latino somministrato ai maturandi è stato un testo di uno dei più grandi personaggi del mondo dell’antica Roma. Per il liceo classico è stato proposto un brano di Cicerone. La versione da tradurre è tratta dalDe Amicitia“. L’oratore intendeva tale sentimento non come interesse o convenienza ma come un legame vero, profondo e basato sulla stima reciproca. L’opera è costruita in dialoghi e quello selezionato per la Maturità 2025 è uno dei più celebri dell’autore e induce a riflettere su cosa renda davvero speciale un rapporto tra persone.

IL TESTO:

Amor enim, ex quo amicitia nominata est, princeps est ad benevolentiam coniungendam. Nam utilitates quidem etiam ab eis percipiuntur saepe, qui simulatione amicitiae coluntur et observantur temporis causa. In amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum et, quidquid est, id est verum et voluntarium. Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta amicitia, applicatione magis animi cum quodam sensu amandi, quam cogitatione quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita amantur, ut facile earum sensus appareat.

Quod in homine multo est evidentius, primum ex ea caritate, quae est inter natos et parentes, quae dirimi nisi detestabili scelere non potest, deinde, cum similis sensus exstitit amoris, si aliquem nacti sumus, cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videamur. Nihil est enim virtute amabilius, nihil quod magis adliciat ad diligendum, quippe cum propter virtutem et probitatem etiam eos, quos numquam vidimus, quodam modo diligamus.

LA TRADUZIONE:

L’amore infatti, da cui l’amicizia prende il nome, è l’elemento fondamentale per stringere un legame di benevolenza.

Certo, i vantaggi si ottengono spesso anche da coloro che sono oggetto di stima e rispetto per opportunismo, con la finzione dell’amicizia. Nell’amicizia, invece, non c’è nulla di finto, nulla di simulato e, tutto ciò che la costituisce, è autentico e spontaneo. Perciò l’amicizia mi sembra nascere più dalla natura che dal bisogno; più da un’inclinazione dell’animo, unita a un istinto d’amare, che dal calcolo di quanta utilità essa potrebbe portare. E di che natura sia questo istinto, lo si può osservare anche in certi animali, che per un certo tempo amano i loro nati e da essi sono riamati in modo tale che il loro sentimento appare con evidenza.

Ciò nell’uomo è molto più evidente: in primo luogo da quell’affetto che c’è tra figli e genitori, che non può essere infranto se non da un crimine detestabile; in secondo luogo, quando sorge un simile sentimento d’amore se troviamo qualcuno con cui siamo in sintonia per indole e natura, poiché ci sembra di scorgere in lui come un lume di onestà e di virtù. Nulla infatti è più amabile della virtù, nulla che più ci attragga al voler bene; al punto che, proprio per la loro virtù e onestà, arriviamo in qualche modo a stimare persino coloro che non abbiamo mai visto.

Articolo a cura di

Francesco Di Somma 

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