Liberate piazza degli Artisti. Protestano tutti

di Lino Zaccaria
Correvano gli anni dell’osannata giunta Valenzi (1975-1983), fra gli assessori ve n’era uno particolarmente intraprendente e innovativo. Si chiamava Antonio Scippa e avviò, con la benedizione del sindaco, una campagna, peraltro giustissima, contro la sosta selvaggia. Oggi avrebbe fatto la felicità di Francesco Borrelli. Lastricò la città di paletti e ottenne buoni risultati, con la benedizione di migliaia di cittadini napoletani, adusi al rispetto delle regole. Ma fece di più. Era un creativo. Con lo stesso tipo paletti chiuse la maggior parte delle strade strette e dei vicoli della città (cito solo a mo’ d’esempio, una per tutte, via Gesù e Maria). E creò il caos. Lunghe code, proteste, critiche da buona parte dei mezzi di informazione. Resistette qualche mese e poi fu costretto a fare marcia indietro, ritirò la decisione cervellotica e ridiede respiro al traffico che era impazzito. Ma non fu il primo, nella storia della città a cimentarsi in soluzioni strampalate in tema di circolazione. Qualche anno prima un assessore, suo collega alla Mobilità, altrettanto creativo, Russo da Mariglianella, si era inventato il Rettifilo a senso unico. E Napoli rimase per dieci ore prigioniera della paralisi, con un mega-ingorgo a croce uncinata, avrebbe commentato l’autista del taxi di “Così parlò Bellavista”. Anche lui fu costretto a rimangiarsi quel folle provvedimento dopo sole 24 ore.
A più di cinquant’anni distanza un altro amministratore pubblico, la presidente della Circoscrizione Vomero Clementina Cozzolino, in buona fede perché probabilmente ignora, se non altro per questioni anagrafiche, la cervellotica decisione di Scippa, ci riprova, seppur in un ambito molto più ristretto. Si è accanita su Piazza degli Artisti e, andando contro tutti e contro il buon senso, ha deciso di chiudere lo sblocco della rotonda che prima portava verso via San Gennaro Antignano e via Merliani e costituiva un utile collegamento per quanti volessero raggiungere tutte le strade a ridosso di piazza Vanvitelli e dello stadio Collana. Un paio di transenne bloccano le auto, costrette ore a incasellarsi sulla destra, verso il solo sbocco che è rimasto. Risultato: nelle ore di punta il caos totale, a via Recco, che non è certo un boulevard parigino, ma una strada decisamente stretta, si blocca tutto. Auto strombazzanti, bestemmie degli automobilisti e soprattutto inquinamento a gogò, con i tubi di scarico che sversano ondate di fumi tossici sullo stesso albero e sulle bancarelle di frutta e verdura dei due rivenditori, uno a destra e uno a sinistra, che stanno proprio lì. Una genialata.
Ma perché tutto ciò? Per il motivo, principale, che bisogna preservare quel grande albero monumentale, una fitolacca, piantato improvvidamente sessant’anni fa quasi al centro della piazza, ed ora enormemente cresciuto e debordante fino al punto da costringere a spostare la rotatoria e a mutare il senso di marcia della circolazione delle auto. Adesso lo hanno inglobato in un orrido cordolo che lo farà soffrire più di quanto non soffra già per quella collocazione astrusa.
Chiunque dotato di buon senso, ma credo che a questo punto dovrebbe trattarsi di una decisione che vada gerarchicamente al di sopra della Circoscrizione (Sandagata ci sei?), capirebbe che quell’albero, che peraltro comincia pure a mostrare qualche acciacco, lì proprio non può restare. E non è davvero il caso di fare appello a romantici sentimentalismi o a presunti motivi identitari di quartiere. Puro oscurantismo. Nell’anno del Signore 2024, intelligenza artificiale imperante, il pragmatismo e il bene pubblico dovrebbero avere la meglio sulle emozioni o sulle scelte ideologiche e fumosamente ecologiche. C’è a Napoli un grandissimo polmone di verde con sterminate aree disponibili, il Bosco di Capodimonte. Perché non ridargli linfa vitale espiantandolo e ripiantandolo in un contesto più logico e naturale? Se potesse parlare sarebbe certamente d’accordo, le sue foglie, in parte rinsecchite, tornerebbero splendenti e più verdi di prima. Non soffrirebbe più lì, e non soffrirebbero migliaia di napoletani.
I commercianti, che ovviamente badano anche a “lo loro particulare”, lo hanno capito e mercoledì, insieme ai residenti, si sono dati appuntamento alle 11,30 a piazza degli Artisti, per protestare intanto contro le transenne. Basterà a far tornare la Cozzolino sulle sue assurde decisioni? E basterà a smuovere un po’ di Verdi vari, che in questa circostanza, di fronte al cordolo aguzzino, non hanno profferito verbo? Secondo Europa Verde, infatti, le transenne vanno rimosse, la delibera è sbagliata e non motivata. E hanno ragione. Ma l’albero non darebbe alcun fastidio. Contenti loro.