Auto con targhe straniere? La pacchia sta finendo

A Napoli, ma non solo a Napoli, da tempo è verificabile uno strano fenomeno: siamo stati invasi da auto e da motorini provenienti dalla Polonia. Chiaramente identificabili dai numeri di corpo diverso rispetto a quelli italiani e dalla sigla PL.
Perché questa proliferazione? Semplice: perché in linea di massima i proprietari polacchi possono anche non pagare l’assicurazione in Italia e perché all’indirizzo indicato sul libretto di circolazione, in Polonia, la multa, presa in Italia, anche se arriverà, certamente non la pagherà nessuno. Fatti salvi, ovviamente, i casi di regolare transito italiano di auto straniere, visto che l’emigrazione dalla Polonia, intensissima dopo la caduta del Muro di Berlino, ha inevitabilmente comportato matrimoni misti, parentele, amicizie e trasferimenti residenziali di cittadini polacchi in Italia e a Napoli. Tali comunque da non giustificare una presenza così massiccia di targhe non italiane.
La pacchia però sembra essere finita. Consiglio e Parlamento dell’unione europea, infatti, hanno raggiunto una prima intesa per combattere il fenomeno dell’impunità degli automobilisti che commettono infrazioni stradali in un Paese diverso da quello di residenza e quindi alla guida di un veicolo con targa straniera. Per prevenire la guida illecita all’estero -come si legge in una nota dell’Europarlamento – le norme aggiornate amplieranno l’elenco delle infrazioni al codice della strada commesse da conducenti non residenti che fanno scattare l’assistenza transfrontaliera e che possono comportare una multa per i conducenti “pericolosi”.
Oltre all’eccesso di velocità, alla guida in stato di ebbrezza o al mancato arresto a un semaforo rosso, saranno perseguiti gli automobilisti responsabili di infrazioni come i parcheggi in zone vietate, i sorpassi pericolosi, l’omissione di soccorso, l’ingresso in aree a traffico limitato. Attualmente circa il 40% delle infrazioni cosiddette transnazionali resta impunito. L’intesa raggiunta tra Consiglio e Parlamento aggiorna e integra la direttiva del 2015 sullo scambio di informazioni tra le autorità nazionali e dovrà ora essere formalmente approvata da ciascuna delle due istituzioni europee.

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